Maurice Blondel e la domanda di senso

Pe. Eduardo Caballero, EP

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            Blondel è molto interessato nel mettere in relazione la rivelazione e la necessità immanente della natura umana. In questo senso, le parole iniziali della sua tesi dottorale, L’azione (1893), sono un’espressione concreta del suo metodo d’immanenza:

 

Sì o no? Ha la vita umana un senso, e l’uomo un destino? […] Il problema non può essere eluso. L’uomo lo risolve inevitabilmente, e questa soluzione, vera o falsa, ma volontaria e, nel contempo, necessaria, ciascuno la porta nelle proprie azioni. È questo il motivo per cui è necessario studiare l’azione.[1]

 

            Più avanti, nella sua Lettera sull’apologetica (1896) confermerà: «se è vero che le esigenze della rivelazione sono fondate, non si può dire che a casa nostra siamo completamente a casa nostra; e di questa insufficienza, o impotenza, vi deve essere traccia nell’uomo soltanto uomo, ed eco nella filosofia più autonoma».[2] Poche pagine dopo, nella stessa opera, propone esplicitamente il suo metodo d’immanenza.

            Evidentemente, l’impostazione di Blondel è molto influenzata dalla tappa postkantiana, nella quale è preminente il principio dell’immanenza della coscienza. Insieme alla corrente anti-intellettualistica e sentimentale – che non è altro che un’eredità di Kant – questo orientamento rese possibile il modernismo.

            Il nostro autore vuole evitare questi pericoli analizzando la dinamica dell’azione umana e stabilendo un metodo pienamente sviluppato che garantisca l’esclusione della dottrina della pura immanenza, condannata dal Magistero. Perciò, il centro della sua riflessione è l’azione, che concepisce come una sintesi del volere, del conoscere e dell’essere, come vincolo di unione del composto umano, che è impossibile scindere senza distruggerlo. L’azione non è altro che il punto di confluenza del mondo del pensiero, il mondo morale e il mondo della scienza.

            In base a queste premesse Blondel distingue fra volontà volente e volontà voluta, concetti che stanno al nucleo dell’analisi dell’azione e della sua dialettica. La volontà volente equivale alla voluntas ut natura della scolastica. Si tratta dell’aspirazione infinita verso la felicità, presente e implicita in tutto come desiderium naturale videndi Deum. La volontà voluta invece è la volontà esplicita e libera, la quale, abusando della sua libertà, può deviarsi dalla tendenza fondamentale verso la felicità, perdendo così il fine. Da questa definizione scaturisce spontaneamente la sproporzione fra l’una e l’altra – inadeguatezza fondamentale la chiamerà lui – e che è fonte dei conflitti esistenziali dell’uomo.

            La dialettica dell’azione viene focalizzata nello sviluppo dell’azione umana in onde concentriche nel suo tendere verso Dio. Usa l’immagine di una pietra lanciata in un lago, che produce onde sempre più larghe e che tendono a espandersi ad infinitum. L’azione umana non è come una pietra che cade sulla sabbia, senza alcuna ripercussione, ma ha una risonanza in un certo qual modo infinita. Non esiste niente privato; esistono invece cose personali.

            Lui analizza le principali onde dell’azione dell’uomo e trova che in tutte è insufficiente. Prima onda: l’azione umana vuole armonizzare la relazione tra l’uomo e l’universo materiale. Seconda onda: è la vita interiore dell’uomo. Terza onda: è il desiderio di realizzazione della vita personale nell’amore verso gli altri. Quarta onda: l’amore si trasforma in fonte di vita familiare. Quinta onda: la coltivazione della vita comunitaria. Sesta onda: l’aspirazione di realizzare una comunità universale. Settima onda: la dinamica dell’azione tende ad affermare i valori morali, uscendo dagli orizzonti del tempo e del mondo. Ottava onda: la continua aspirazione a superare i limiti dello spazio e del tempo. Nona onda: raggiunge la dimensione religiosa come risultato dell’aspirazione di un superamento spazio-temporale.

            La caratteristica costitutiva di questa dinamica è l’esperienza di insufficienza. In ogni onda, infatti, l’azione è, essa stessa, fonte di una nuova perfezione che però non arriva mai alla perfezione completa. L’ultima onda è, di fatti, lo sforzo della volontà che esce dalla immanenza dell’operare a livello morale per congiungere l’azione al trascendente.

 

CABALLERO, Eduardo. La credibilità della rivelazione cristiana. Roma, 28 Maggio 2008

 


[1] M. BLONDEL, L’azione, Firenze 1921, 3.

[2] M. BLONDEL, Lettera sull’apologetica. Lettera sulle esigenze del pensiero contemporaneo in materia d’apologetica e sul metodo della filosofia nello studio del problema religioso, Brescia 1990, 71.

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