José Manuel Jiménez Aleixandre, EP
Raccogliendo gli elementi dei numerosi pronunciamenti di Giovanni Paolo II, Feliciani (nel 1991) così presenta alcuni “tratti essenziali di queste realtà comunitarie”[1] (le parole fra virgolette sono di Giovanni Paolo II):
Secondo il pontefice il termine “movimento” indica, innanzitutto, una “concreta realtà ecclesiale” generata da “un carisma preciso”, dotato di una propria “originalità”, “donato alla persona del Fondatore in circostanze e modi determinati”[2]. Tale dono dello Spirito è, per sua natura, “comunicativo” e fa quindi nascere “quell’affinità spontanea tra le persone e quell’amicizia di Cristo che dà origine ai movimenti”. Ancor più precisamente “il passaggio dal carisma originario al movimento avviene per la misteriosa attrattiva esercitata dal Fondatore su quanti si lasciano coinvolgere nella sua esperienza spirituale” [3].
Il carisma proprio dei movimenti ha poi, sempre a giudizio di Giovanni Paolo II, la peculiarità di riguardare non una determinata categoria di fedeli, ma il battezzato in quanto tale.
Per Feliciani, il pontefice afferma che in questi battezzati coinvolti nella sequela del carisma del fondatore, sorge “un impulso missionario, che porta ad incontrare gli uomini e le donne della nostra epoca nelle concrete situazione in cui essi si trovano[4]“.
Le caratteristiche desunte da Feliciani, da questi insegnamenti pontifici, per qualificare i “nuovi movimenti”, sono tre:
1. I “movimenti” hanno una “natura essenzialmente carismatica”. E Feliciani fa un’interessante osservazione non priva di risvolti giuridici: “l’adesione a un movimento è di carattere talmente personale ed esistenziale da rendere una iscrizione formale di per sé non necessaria e nemmeno sufficiente, poiché consiste, in ultima analisi, nella volontà di partecipare al carisma che gli è proprio”.
2. La seconda è il coinvolgimento di “persone delle più varie condizioni e stati di vita”. Dunque se talvolta sono stati qualificati come “laicali”, anche da Giovanni Paolo II, questo non significa che, al loro interno non ci siano sacerdoti e religiosi; e ne meno nell’origini e in funzioni di responsabilità.
3. Finalmente, essendo un’adesione “in funzione della realizzazione della propria vocazione cristiana secondo un determinato carisma, tende a investire e determinare l’intera esistenza personale di ciascuno in ogni suo aspetto” (sottolineatura nostra).
[1] Feliciani, Il Popolo di Dio, p. 168-171.
[2] Nota dall’originale: Messaggio ai partecipanti al Congresso mondiale promosso dal Pontificio Consiglio per i laici, 27 maggio 1998, n. 4.
[3] Nota dall’originale: All’incontro con i Movimenti ecclesiali e le nuove Comunità, 30 maggio 1998, n. 6.
[4] Nota dall’originale: Messaggio ai partecipante al Congresso mondiale, cit., n. 2.
Sua importância na Igreja sempre foi reconhecida, pois, como lembrava João Paulo II (1997, p.39), a vida consagrada constitui “memória viva da forma de existir e atuar de Jesus” (Vita consecrata, n.20).
Pe. François Bandet
Mons. João Clá Dias, EP
Pe. Eduardo Caballero, EP
Pe. José Francisco Hernández Medina, EP
cosmos. Segundo o “Nouveau Petit Larousse illustré” (1952, p. 241), a palavra “cosmos” significa o universo “considerado em sua ordem”.
O Cristão sabe que há limites para os “princípios e as causas” que os filósofos procuram. A “filosofia primordial” de Aristóteles, na realidade, convida-nos a contemplar a existência da mais alta verdade, embora os poços que alcançaram esta meta obtiveram apenas um oblíquo, inferencial conhecimento deste último princípio; isto é, um conhecimento da dependência dos seres criados de uma única, fonte que todas as pessoas chamam Deus.
Chn. Louis Bremond, “Le Ciel, ses joies et ses splendeurs”, P. Lethielleux, Lib.‑Éditeur, Paris,